Come individuare l’hpv?

Il Pap-test (o esame citologico cervico-vaginale) è un esame delle cellule che, attraverso un prelievo delle cellule superficiali del collo dell’utero, permette di verificare la presenza di eventuali cellule anomale o lesioni.

Lo speculum, strumento divaricatore, viene inserito nella vagina per divaricarne le pareti al fine di rendere visibile il collo dell’utero, che si trova in fondo alla vagina, per poi prelevare con uno scovolino (simile a uno spazzolino per il mascara) e una spatolina di legno le cellule dalla superficie esterna del collo dell’utero e all’interno del canale cervicale. Le cellule vengono poi fissate su un apposito vetrino, che viene inviato al laboratorio di anatomia patologica per lo studio al microscopio. Allo stesso scopo sugli uomini può essere effettuato un tampone nell’uretra.

In Italia il Pap-test eseguito ogni 3 anni è gratuito, dai 5 ai 65 anni; dopo i 25 anni è consigliato ogni 12 mesi, e in ogni caso non è utile ripeterlo prima di sei mesi l’uno dall’altro. Si può effettuare direttamente in un consultorio o presso la propria ginecologa.

Il Pap-test non rileva la presenza del virus HPV, ma le lesioni che questo causa alle cellule del collo dell’utero. Per individuare un particolare ceppo di HPV esiste un esame apposito: l’HPV test (o tipizzazione del DNA virale). La tipizzazione del DNA virale può essere anche effettuata a prescindere dal Pap-test quando si è sicure di essere entrate in contatto con il virus, per verificare se è avvenuto il contagio.

Il tumore al collo dell’utero ha un’evoluzione molto lenta, motivo per cui un’individuazione tempestiva può realmente fare la differenza. Con l’avvento del Pap-test il livello di mortalità a esso connesso si è notevolmente abbassato e si stima che potrebbe addirittura essere eliminato se tutte le donne facessero un Pap-test ogni anno!

UFOSe dal Pap-test risulta una lesione di basso livello (ASC-US o CIN1) bisogna attendere sei mesi e poi rifare il Pap-test, perché il problema potrebbe risolversi da solo. Se dopo sei mesi la lesione è ancora presente, si può effettuare la tipizzazione del DNA virale (HPV test), che è in grado di verificare il ceppo di HPV da cui si è infette. A questo punto, la ginecologa di solito prescrive un altro esame, la colposcopia, che permette di valutare meglio l’esistenza e la localizzazione delle lesioni segnalate dal Pap-test, e che quindi consente di individuare con precisione la sede su cui effettuare una biopsia mirata.

La colposcopia consiste in un ingrandimento tramite un particolare microscopio (colposcopio) dell’interno della vagina, che permette di verificare la presenza di cellule anomale, grazie ad appositi coloranti che a contatto con la mucosa evidenziano le lesioni. Una volta individuato con la colposcopia il punto preciso da analizzare, si preleva con una pinzetta uno strato di cellule che vengono inviate al laboratorio per la biopsia (o esame istologico), che permette di capire il tipo di alterazione delle cellule. A volte la biopsia è sufficiente da sola per eliminare tutte le cellule alterate.

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